Erano i primi giorni del 2000, se la memoria non m’inganna.
Andrea, valente seicordista, aveva appena lasciato i gloriosi Panissa perché aveva scoperto che la sua vocazione era quella del bassista, e la sua fede zeppeliniana era stata oscurata dalla cometa passeggera degli smashing pumpkins.
A quei tempi, Ricordi occupava ancora la storica sede di Via Porta d’Archi e vendeva strumenti musicali, dischi e poco altro; al piano terra, a metà negozio, stava una colonna che fungeva da bacheca.
Proprio lì mi dirigevo cercando un’illuminazione, una svolta, o semplicemente un chitarrista. E quella mattina comparve un archetipico annuncio: “chitarrista blues cerca gruppo”, scritto su un foglio che nella parte inferiore aveva le classiche alette sfrangiate staccabili. C’era scritto “ALESSANDRO CHITARRISTA”, seguito da un numero di telefono.
“Pronto, parlo con Alessandro?”
“No, te lo chiamo”
“Pronto?”
“Ciao, sei Alessandro Chitarrista? Cioè, magari Chitarrista è il tuo cognome: ciò potrebbe essere quantomeno curioso, sei chitarrista e Chitarrista, di fatto e di cognome. O magari sei solo chitarrista, nel senso che suoni la chitarra, anche in questo caso potresti andare bene.”
(silenzio imbarazzato)
“Potresti venire a provare con noi”
“Ehm… (dall’altra parte stava pensando: se sono tutti così rincoglioniti questo gruppo non va da nessuna parte)”