Careful, parte II


Febbraio fu un mese faticoso per il trio.
Approntammo la sala di casa mia con due computer,stereo, tre paia di casse (in mancanza di una coppia di monitor seri), televisore e PlayStation con Pro Evolution Soccer 2004.
Sotto la spinta energica di Willy, ci dedicammo a interminabili sessioni di scelta tracce ed editing. Volevamo che il disco suonasse potente, e scoprimmo quanto fosse importante la coesione della sezione ritmica. Cool Edit ci permise di aggiustare un bel po’ di colpi di batteria e di spostare molte oscure note di basso, nonché di togliere tutta l’aria e i rumorini che intercorrevano tra una nota e l’altra; perché usare un gate, quando puoi tagliare? A turno, due lavoravano e  il terzo preparava del cibo o portava avanti un torneo infinito di PES. Spesso Willy arrivava al mattino a casa mia quando ero ancora a letto, e si faceva colazione editando.
Io preferivo sistemare i volumi per il mix, gradualmente e periodicamente ci si sedeva sul divano e si ascoltava. Alternavamo il nostro lavoro in fieri e alcuni dischi di riferimento: in absentia dei porcupine tree girò decine di volte, il suo incipit dalla dinamica contrastatissima eppure definita rappresentava un punto di arrivo. Il nostro mix vacillava, a causa dell’inesperienza, ma giorno dopo giorno si potevano percepire miglioramenti.
Passammo ore cercando di nascondere piccoli segnali sonori nella prima traccia di careful, l’elettronica babylon, per poi scoprire che erano divenuti completamente inudibili.
Da alcune sessioni precedenti avevo salvato una risata di Ajb, e decidemmo di utilizzarla a chiosa finale del disco. Un giorno trovammo Willy più nervoso del solito,perché si era reso conto che la risata di Ale non era a metronomo: dopo un paio d’ore di cut & paste partorì un’inquietante suono, tra l’asmatico e il robotico. Lo forzammo a tornare alla risata originale, anche se fuori tempo.
La fine del mixaggio venne decretata dal vicino del piano di sopra: dopo aver sopportato più di un mese di editing e mixaggi sbottó di colpo, minacciando di chiamare i carabinieri.
Il giorno dopo, chiamammo il signor Videoradio per passare alla fase successiva.