Oxhuitza 


Qualche tempo fa mi scrive Fabio Zuffanti: “ti interesserebbe il progetto di un ragazzo di Lucca?””dai, ok, sentiamolo”

Nell’attesa, mi convinco che stiano per arrivarmi mp3 di un cantautore da tre accordi, re do sol, ci metto un fretless e faccio bella figura e via così. Chissà perché, poi: avrei dovuto, con l’arguzia che solitamente mi contraddistingue, comprendere che saremmo stati nei territori più progressivi.

Ascolto. Attonito. E ora come cazzo ne esco, penso.

“mandami gli spartiti” (ma in realtà spero negli accordi).

e invece arrivano spartiti, con un sacco di righe sopra e sotto le cinque canoniche. Li stampo sbiaditi, si legge quasi nulla. Ottimo motivo per scrivermi le note, e non leggere quel si così basso che è ventitre righe sotto il pentagramma!

Luca è un giovane e capace chitarrista, costruisce architetture piuttosto sghembe dal punto di vista della ritmica e non è incline al solo. La precedente incarnazione di Oxhuitza gli ha lasciato in eredità una registrazione multitraccia di buona qualità, ed è su questa che si lavora, mantenendo alcune parti di tastiera e tutte le tracce di batteria.

Alla prima sessione di registrazione, zoppico, ma ce la posso fare. La pazienza di Rossano Villa è quasi biblica, in qualche modo riusciamo a ricostruire delle linee efficaci, che inseguano chitarra e batteria senza invadere e senza snaturare i brani. Tre pezzi portati a casa: per ogni bordello c’è un bordone, per fortuna. 

Tre pezzi anche alla seconda, con un paio di stacchi che mi vengono solfeggiati mille volte prima di capirli (ammetto che sono un po’ lento!), e qualche nota così “out” da essere la giusta via di mezzo tra l’errore e la genialata. 

In tutto questo, facciamo in tempo anche ad aggiungere un piccolo solo di basso, totalmente improvvisato e con effettistica spinta.

Non contento, qualche giorno dopo torno in studio e con la paziente supervisione di Fabio e Rox aggiungo qualche “sflautata” ricca di delay.

Non credo che il disco abbia avuto grande fortuna commerciale, ma è un lavoro di cui sono contento.