Ricordo un’infatuazione adolescenziale per i Guns n’ Roses, culminata con il concerto di Modena. Era il 92, avevo 16 anni e già percepivo quanto del mondo dello spettacolo fosse apparenza, una consapevolezza che in fondo ti impedisce di godere appieno, ma ti salva dalle cocenti delusioni di quando precipita il deus ex machina. Però a sedici anni hai fame, e divori tutto!
Qualche giorno fa mi è capitato di risentire use your illusion, e nonostante gli anni e l’acqua passata sotto i ponti è stato ancora un discreto sentire. In due cd lunghissimi i brani buoni sono tanti, la vena compositiva c’è e la “botta” tiene, nonostante il cambio di batterista (il nuovo acquisto non brilla per inventiva).
Quando superi l’adolescenza tendi a rinnegare i gusti acerbi, per poi recuperare qualcosa anni dopo, con il filtro della nostalgia. A risentirli oggi, alcuni di questi pezzi rimangono grandi pezzi “pop”, altri non sono né più né meno che riempitivi. E la voce di Axl Rose mi stanca dopo dieci minuti. Se avessero sfoltito i due terzi dei brani, use your illusion sarebbe stato un mezzo capolavoro di tre quarti d’ora, ma è difficile fermare il proprio ego.
Da qualche anno ho notato ventenni che indossano magliette dei guns, e in una curiosa equazione ho pensato che io alla loro età avevo la maglietta dei doors, dei Led Zeppelin, dei Pink Floyd.