Ho appena letto la classifica dei venti dischi più venduti in Italia l’anno scorso, ad 2018.
È un elenco che , in un primo momento, può strappare mezzo sorriso ai nostalgici: Floyd, Zeppelin, Nirvana, Guns n’ Roses, addirittura Velvet Underground. Ma quanto vendono in realtà? Pochissimo! E chi li compra? Persone che hanno già edizioni precedenti, completisti, hipster che devono arredare il salotto e vanno sul sicuro.
Nessuno rischia scommettendo sulle novità, al massimo si concede un ascolto distratto su Spotify, che porta all’artista qualcosa come mezzo centesimo per volta.
Forse la revolution di cui si favoleggiava andava letta in senso astronomico. Ormai si gira in tondo, ma senza più forza propulsiva.
La nicchia resiste, ma sempre più piccola.